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Workaholism, se lo zelo per il lavoro nasconde una dipendenza

ROMA – Workaholism, quando lo zelo al lavoro nasconde una dipendenza. Si tratta di un disturbo ancora poco conosciuto che una recente ricerca scientifica avvicina ad alcune sindromi psichiatriche, come le ossessioni compulsive o la sindrome da deficit di attenzione. Si verifica spesso quando si è così attratti dal proprio lavoro, anche inconsciamente, dal dedicarvi fisicamente e mentalmente quasi tutto il proprio tempo, trascurando tutto il resto. Una condizione a volte provocata dalle condizioni di lavoro. Ma quando la si cerca in prima persona può nascondere un problema.

“Portare il proprio lavoro allo stremo può essere un segnale di difficoltà psicologiche ed emozionali più profonde”, spiega Cecilie Schou Andreassen, psicologa clinica dell’Università di Bergen in Norvegia, e autrice di uno studio sul workaholism. 

Nello studio, spiega Stefano Massarelli su La Stampa, la ricercatrice e i colleghi hanno osservato un campione di 16.500 lavoratori di età media di 37 anni (di cui 6.000 uomini e 10.500 donne), analizzando quanti di loro fossero colpiti da workaholism e quale fosse l’eventuale relazione che ricorreva tra i loro sintomi e alcuni importanti disturbi psichiatrici.

Spiega Massarelli:

Dai risultati è emerso che circa l’8% dell’intero campione mostrava i segni di una dipendenza da lavoro e questi soggetti manifestavano alcuni importanti sintomi di disturbi psichiatrici in percentuale significativamente maggiore rispetto agli altri. Ad esempio oltre il 32% di loro incontrava tutti i criteri diagnostici per la sindrome da deficit di attenzione e iperattività rispetto al 12,7% del resto del campione, il 25,6% manifestava i sintomi di un disturbo ossessivo compulsivo rispetto all’8,7% del campione, il 33,8% soffriva di disturbi d’ansia e l’8,9% di sintomi depressivi, rispettivamente contro l’11,9% e il 2,6% del resto del campione.

Ma che cosa si può fare se ci si rende conto di essere affetti da workaholism?

Secondo la docente di psicologia dell’Università della Georgia, Melissa Clark, è possibile mettere in atto delle strategie che aiutino a «staccare» la mente e il corpo dai propri impegni lavorativi una volta abbandonato il luogo di lavoro. Ad esempio dimenticare mail e messaggi, accordarsi con i superiori sugli orari in cui si è disponibili così da evitare di cadere vittima delle loro richieste a qualsiasi ora. In sostanza, è importante imparare a delimitare la propria vita privata e personale, separandola in maniera ben netta dal proprio lavoro.

E come riconoscere la dipendenza?

I dati disponibili fino a oggi lasciano pensare che circa 7-8 lavoratori su 100 siano colpiti da workaholism. Per sapere fino a che punto si è dipendenti dal lavoro è sufficiente sottoporsi a questo semplice test messo a punto dai ricercatori norvegesi, rispondendo a ciascuna domanda con un punteggio da 1 a 5.
-Pensi a come trovare più tempo per lavorare;
-Impieghi molto più tempo lavorando di quanto avevi inizialmente preventivato;
-Lavori al fine di ridurre il tuo senso di colpa, lo stato di ansia, di impotenza e di depressione;
-Ti è stato detto da altri di diminuire il tempo di lavoro e non hai dato loro ascolto;
-Ti senti stressato se ti è impedito di lavorare;
-Metti in secondo piano gli hobby, il tempo libero o l’attività fisica a causa del lavoro;
-Lavori così tanto che questo ha influenze negative sulla tua salute.

Se si è attribuito un punteggio da 4 a 5 a quattro o più domande significa che si è possibili vittime della sindrome di dipendenza da lavoro.

Mari

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