L’uomo, che barba: modelli, attori, in cinema e tv è il nuovo trend
9 Gennaio 2014 - di Claudia Montanari
ROMA – Gli uomini, quest’anno, hanno la barba. I cartelloni pubblicitari di H&M che campeggiano per le vie delle città, in fondo parlano chiaro: il modello in foto ha la barba e se uno dei colossi del low cost ha captato la tendenza, c’è da fidarsi: l’ultimo trend per l’uomo è proprio la barba. E non quella barba rada, un po’ incolta, che per anni ha sfoggiato George Clooney, ma il vero e proprio “barbone”.
A lanciare la moda in Italia è stato, già ai tempi degli europei di calcio 2012, il calciatore Andrea Pirlo che in partita sfoggiava una bella barba già piuttosto folta. Ma la moda non è nata certo nel Bel Paese. Già da tempo nella pubblicità di un noto sito di ricerca di alberghi campeggiava il fascinoso modello Christian Goran con una barbona di tutto rispetto.
Elena Stancanelli ha analizzato il nuovo trend e su La Repubblica scrive:
“Anche al cinema sono in arrivo maschioni barbuti in tutte le salse: Russell Crowe, pingue ma machissimo barbuto nel kolossal su Noè, diretto da Darren Aronofsky. Il Mosè di Ridley Scott sarà invece interpretato da Christian Bale, con barba di ordinanza. Navigatore solitario in balia del mare, Robert Redford in “All is lost” ha altro da fare che radersi, così come Ercole (sul quale escono addirittura due film) o un qualsiasi cittadino romano alle prese con l’eruzione di Pompei nel nuovo Paul W.S. Anderson”
Ma non è certo finita qui:
“Addirittura barbone per antonomasia è il protagonista della fiaba “La bella e la bestia”, che sarà interpretata al cinema da Vincent Cassel, per un incantesimo costretto a nascondere la sua bellezza sotto membra ferine e moltissimi peli. Sembra che anche il giovane Harry abbia fatto molta resistenza a far sparire il barbone che si era lasciato crescere durante una lunga escursione al Polo Nord, nonostante la regina Elisabetta lo ritenesse assolutamente contrario alle regole della corte”
Ma da dove nasce questa nuova passione? Scrive Elena Stancanelli:
“Chi sono questi barboni? I fratellini piccoli degli hipster inglesi e americani degli anni Duemila. Quelli che, eleganti, bisessuali, vegetariani, girano in bicicletta, lavorano nell’arte o nella musica, detestano l’attualità, amano il jazz e la musica alternativa e in generale cose sofisticatissime che la maggior parte di noi non ha mai sentito neanche nominare. O forse sono proprio loro, intercettati dall’idrovora del mainstream, addomesticati e trasformati in icone borghesi. Il solito viaggio dalla periferia dell’avanguardia al ventre molle dei negozi del centro. […] Sono loro, gli hipster: ci hanno messo un po’, ma adesso sono arrivati anche da noi. Pensa ai calciatori, prima era impossibile immaginare un calciatore con la barba. Il tenebroso Andrea Pirlo, il fotogenico Daniele De Rossi, Davide Moscardelli che la prima volta se l’è fatta crescere aspettando l’ingaggio del Bologna. La seconda volta aspettando il primo goal nella sua nuova squadra. Così, di voto in voto, la sua barba è diventata un logo, sinonimo di cose. Cosa? Cose… libertà, indipendenza, anticonformismo…”
Le barbe, in fondo, non stanno lì per caso:
“Sono impegni, dichiarazioni. I giocatori della league di hockey, in America, hanno inventato un rito che si chiama playoff beard: scelgono un obiettivo, un trofeo, e fin quando non l’hanno raggiunto, o definitivamente lisciato, non si radono. I musulmani portano la barba perché la portava Maometto, ai dipendenti del governo Mubarak, agli agenti di polizia egiziani e ai piloti di Egyptair era vietato farsela crescere, per prendere le distanze dai movimenti islamici. Anche i preti cristiani copti portano la barba lunga, e i monaci, per non dire di Gesù. Saggezza, virilità, distinzione per aver attraversato grandi avversità. Significa quando c’è, e significa quando sparisce. Molti di noi, me compresa, non hanno ancora perdonato a Umberto Eco di averla tagliata, ma lui certo saprà perché e un giorno ci convincerà. Porta la barba il filosofo Massimo Cacciari, e qualunque cosa possa obiettare, su di lui vale per “fascino e ascesi”, ossimoro al quale potrebbe sfuggire solo tosandosi”