tv di sole donne Mariya

Egitto: nasce Mariya, canale televisivo al 100% “velato”

16 Luglio 2012 - di marina_cavallo

Il Cairo – L’aspetto fisico sicuramente non sarà un criterio di assunzione per le presentatrici del nuovo canale TV che sta suscitando polemiche in Egitto. Il canale satellitare, che sarà lanciato per l’inizio del Ramadan, 20 luglio, sara infatti animato unicamente da donne che indossano il niqab (si differenzia dal burka in quanto permette di lasciare gli occhi scoperti).

La catena di Mariya, dal nome di una delle mogli del profeta Maometto – una schiavo egiziana copta offerta dal re d’Egitto – trasmetterà le sue sei ore di programmazione al giorno attraverso il canale islamico Umma, secondo il sito d’informazione egiziano Ahram Online. Questa catena ultraconservatrice metteva già in onda programmi in cui apparivano soltanto donne velate.

Le presentatrici non saranno le sole a coprirsi completamente: tutta l’équipe si dovrà attenere alla regola di coprirsi. Anche le intervistate devono indossare il velo integrale. E se non riesci a trovare un’esperta velata? Mariya ha previsto tutto: o la persona accetta di portare il niqab durante l’intervista, o il suo volto è sfocato.

Non c’è modo di vedere un uomo, sia sul set che nei corridoi. Solo il proprietario della catena, il salafita Sheikh Ahmad Abdullah Abu Islam, giocherà eccezionalmente un ruolo consultivo nella programmazione.

Trattando soprattutto temi legati alla vita delle donne sposate, Mariya vuole educare gli Egiziani sull’Islam, dice Sheikha al-Safaa Refai, la predicatrice che guiderà la catena. Una delle emissioni previste per esempio, è intitolato “Memorie di una donna” e affronterà la questione dell’infedeltà femminile. Per Refai, la catena mira a ridare dignità a tutte le donne velate che sono state oppresse e penalizzate in passato. Infatti, l’utilizzo del hijab (velo) indossato da molte donne egiziane, era proibito nella televisione nazionale egiziana sotto l’era Mubarak.

Molto raro in Egitto fino a quindici anni fa, il niqab è diventato più comune sotto l’influsso, in particolare, dei lavoratori egiziani che tornavano dal Golfo impregnato di valori wahhabiti, ma anche dalla nascita dei canali satellitari salafiti finanziati dal Qatar o dall’ Arabia Saudita. Dalla caduta di Mubarak nel febbraio 2011, la “islamizzazione” della società è aumentato. E la tendenza potrebbe rafforzarsi dopo la recente vittoria dei Fratelli Musulmani nelle elezioni parlamentari e presidenziali.