“Touch: siamo tutti connessi”. Il 20 Marzo esce l’attesissima serie tv
13 Marzo 2012 - di Claudia Montanari
Negli Usa ha letteralmente spopolato, e in fondo, un motivo deve pure esserci. Stiamo parlando di “Touch”, la serie televisiva che racconta il problema dell’incomunicabilità tra un padre disperato ed un figlio autistico.
Il protagonista e produttore della serie, Kiefer Sutherland, dice: “Siamo tutti interconnessi in questo mondo. Molto più di quanto pensiamo”. Ed ecco che l’interconnessione tra padre e figlio è il tema principale della serie, che vede un figlio 11enne il cui problema dell’autismo è accentuato dalla morte della madre nella tragedia dell’11 Settembre, e un padre in profonda crisi.
Si legge su “Metro”: La svolta avviene quando il padre si accorge che il figlio non so sa esprimersi, ma che, attraverso le pagine riempite di numeri, è anche in grado di trovare gli schemi che mettono in realzione tra loro persone o eventi apparentemente lontani”.
Sotherland è già consacrato nel mondo de telefilm di successo con “24” e dichiara: “Non penso che si possa replicare il successo di “24”, però credo molto questa serie che mi ha molto coinvolto”.
Per capire meglio di cosa tratta la serie, basta leggere cosa scrive “il Giornale”: “Nella puntata pilota della serie si vede Jack (il figlio) carpire il numero di un biglietto della lotteria giocato dal pompiere che aveva tentato di salvare sua madre nell’attentato alle Torri Gemelle. Quel biglietto, il cui numero Jack scrive ossessivamente, risulterà vincente e anche grazie all’aiuto del padre il pompiere riuscirà a sventare l’incidente di un pullman che trasporta una comitiva di bambini. Anche un kamikaze che rinuncia all’ultimo secondo a farsi esplodere è la conseguenza finale di una catena innescata dalla scrittura del bambino che comunica con le cifre”.
E ancora: “La storia si scrive attraverso azioni quotidiane. Touch, ovvero, siamo tutti connessi. Se non avessi preso quell’ascensore, se non fossi andato a quella festa alla quale non volevo partecipare, non avrei conosciuto mia moglie”.