Dolce&Gabbana Cina: dopo il caso diplomatico chiedono scusa in un VIDEO
23 Novembre 2018 - di Claudia Montanari
ROMA – Dolce&Gabbana chiedono scusa pubblicamente alla Cina intera. Dopo essere stati accusati di razzismo e sessismo, Domenico Dolce e Stefano Gabbana chiedono scusa in cinese attraverso un VIDEO diffuso dai media cinesi.
I due stilisti si sono scusati, promettendo che quanto avvenuto in questi giorni non si ripeterà in futuro, dopo essere stati investiti da polemiche in Cina per l’ultima campagna pubblicitaria, considerata sessista e razzista dal pubblico cinese, e per gli insulti comparsi su una chat di Stefano Gabbana: uno screenshot ha infatti riportato i commenti attribuiti allo stilista (che ha denunciato un hackeraggio) secondo cui la Cina era definita “una mafia maleodorante, sporca e ignorante”.
Nel video, Dolce&Gabbana appaiono uno accanto all’altro. Domenico Dolce spiega:
“In questi giorni abbiamo ripensato moltissimo, con grande dispiacere, a tutto quello che ci è successo e a quello che abbiamo causato nel vostro Paese e ci scusiamo moltissimo. Le nostre famiglie ci hanno sempre insegnato a rispettare le varie culture di tutto il mondo e per questo vogliamo chiedervi scusa se abbiamo commesso degli errori nell’interpretare la vostra”.
Stefano Gabbana ha aggiunto:
“Vogliamo anche chiedere scusa a tutti i cinesi nel mondo, perché ce ne sono molti, e prendiamo molto seriamente questa scusa e questo messaggio”.
Ha poi ripreso la parola Dolce:
“Siamo sempre stati molto innamorati della Cina: abbiamo visitato moltissime città, amiamo la vostra cultura e certamente abbiamo ancora molto da imparare. Per questo ci scusiamo se abbiamo sbagliato nel nostro modo di esprimerci”.
“Faremo tesoro di questa esperienza e sicuramente non succederà mai più. Anzi, proveremo a fare di meglio, e rispetteremo la cultura cinese in tutto e per tutto. Dal profondo del nostro cuore vi chiediamo scusa”, ha aggiunto Gabbana, concludendo il messaggio all’unisono con Dolce con la parola cinese usata per chiedere scusa: “duibuqi”.