Vendola: “voglio sposarmi”. Bindi: “Diritti sì, matrimonio no”
4 Settembre 2012 - di lbriotti
REGGIO EMILIA – Diritti sì, ma non matrimonio. Restano distanti Rosy Bindi e Nichi Vendola sull’ipotesi di regolamentare le unioni omosessuali. Di questo si è parlato nell’incontro tra la presidente dell’assemblea nazionale del Pd e il leader di Sel alla festa democratica di Reggio Emilia, davanti a un pubblico folto e molto partecipativo.
“Noi regoleremo le unioni civili, anche quelle omosessuali. Credo che dobbiamo fare insieme su questa scia un grande sforzo italiano per dare finalmente non mezzi diritti, ma diritti. E ritengo debba essere un impegno. Il Pd lo ha già assunto e lo porterà avanti nella prossima legislatura”, ha assicurato Bindi.
Ma questo non basta a Vendola. “L’agenda dei diritti civili e sociali va scritta insieme”, ha sottolineato ricordando i ‘Dico’ su cui aveva lavorato la Bindi nel secondo governo Prodi. “Io non voglio stare in un acronimo. A 54 anni voglio dire che mi voglio sposare con il mio compagno. Rivendico questo”, ha spiegato.
“Come cittadino, come persona e come cristiano voglio poter vivere una discussione vera e chiedere al mio Stato e alla mia Chiesa per quale motivo progetti d’amori non possono essere liberati da un tappo di Medioevo che tante volte ha ferito la nostra vita”, ha insistito.
“Prendiamo quello che è possibile, si dice. E’ con questa logica che abbiamo uno standard di diritti civili da repubblica islamica, perché abbiamo rinunciato a una battaglia di principio”, ha sottolineato, invece “voglio poter dire anche in Italia che abbiamo diritti interi e non dimezzati”.
D’accordo in linea di principio Bindi, che ha invitato però a rimanere sul campo del possibile anche sulla base della Costituzione. “Ci ho già provato una volta e mi è andata male, la prossima volta ci vorrei riuscire e dare finalmente un riconoscimento alle unioni omosessuali”, ha assicurato, “vorrei che il Pd si prendesse questo impegno e fosse in grado di portarlo avanti. Se parliamo di unioni civili siamo in grado di portarlo avanti”.
Lo stesso non si può dire delle nozze. “Non è perché sono credente, ma l’obbiettivo che ci possiamo porre è del riconoscimento delle unioni civili e non del matrimonio. Ed e’ perche’ sono fedele alla carta costituzionale”, ha chiarito. “La Costituzione italiana ci dice con chiarezza che mentre è possibile riconoscere i diritti delle coppie omosessuali non è pensabile l’istituto del matrimonio, come stabilito anche da una recente sentenza della Corte costituzionale”, ha ricordato.