Tunisia, Amina sfida la Corte e scopre il capo in Tribunale (video)
5 Luglio 2013 - di lbriotti
TUNISI – Amina sfida la Corte del Tribunale e in occasione del processo d’appello in cui è imputata, entra in aula di Tribunale, si sfila dal capo il “sefseri”, il velo che viene fornito dal carcere a tutte le donne come simbolo della tradizione tunisina e si fa fotografare mentre sorride e fa il gesto di vittoria.
Questo velo, da diversi decenni viene indossato dalla prigioniere quando si presentano in Tribunale come forma di protezione dagli sguardi del pubblico. Pur non essendo obbligatorio, Amina con orgoglio se lo è tolto non appena è entrata in aula, quasi come a voler dire che lei è sempre libera. Il processo d’appello alla blogger tunisina di 20 anni, diventata un simbolo per il movimento femminista delle Femen, si è svolto al Tribunale di Sousse. Nessuna protesta da parte dei gruppi islamici più radicali, come invece era accaduto a Kairouan (vedi le foto in fondo all’articolo) lo scorso 30 maggio. La sentenza arriverà l’11 luglio.
Presenti a Sousse numerosi sostenitori del Comitato FreeAmina ma anche diversi rappresentanti di associazioni come Amnesty International, Organizzazione Mondiale Contro la Tortura, l’Associazione delle donne democratiche tunisine. Anche il padre di Amina si dice fiero della figlia: “”Sono molto fiero i giovani hanno iniziato a sostenere Amina, hanno capito che ha subito un processo politico, che non ha fatto niente, non si è svestita, non ha profanato alcun cimitero, è andata Kairouan per dire che la ‘Tunisia è uno Stato civile dove le donne sono libere'”.
Radhia Nasraoui, una delle più conosciute avvocatesse tunisine, militante contro la tortura e per la difesa dei diritti dell’uomo, spiega che “la detenzione di Amina è una detenzione arbitraria”. Secondo l’avvocatessa, “Amina non doveva essere arrestata non ha commesso alcun crimine e alcuna infrazione alla legge. Il dossier che è attualmente dal giudice Istruttore, al Tribunale di prima istanza di Kairouan, è vuoto”.
Sulla stessa linea l’avvocato Anis Beltaief, attivista militante nelle associazione per i diritti dell’uomo e dell’Associazione mondiale contro la tortura: “Non c’è una prova sola contro Amina. Dov’è l’a presunta associazione di malfattori? Ho detto al giudice istruttore ‘a chi dovrebbe essere associata Amina? Al diavolo? Lei è sola, il dossier e l’accusa sono vuoti inesistenti”.
“Lei è in detenzione preventiva misura eccezionale quando c’è il pericolo che gli imputati facciano un altro crimine e che sono pericolose per la comunità. Qui non abbiamo alcun crimine pericoloso. Amina è in prigione per un’opinione politica, come è stata arrestata per istruzioni dall’alto, andrà ad essere liberata da decisioni dall’alto. La giustizia ha dimostrato in questo affare che non è indipendente”.
Anis racconta anche di aver conosciuto Amina e di aver scoperto una ragazza incredibile che continua ad avere un morale alto: “Qualche settimana fa sono andato a trovarla, non l’avevo mai conosciuta. Ho scoperto una ragazza incredibile, adora leggere, scrivere, è molto intelligente, motivata, ama leggere libri di storia, sulla Tunisia contemporanea, ha una forte volontà di cambiare le cose in Tunisia, mi ha parlato delle donne prigioniere e quello che subiscono. Amina parla della sua situazione ma anche di quella degli altri. Le hanno confiscato dei libri, ha chiesto di portargliene altri. Lei chiede solo di tornare a scuola””.
Il video di Amina in Tribunale: